Il parco di Monserrato storico polmone verde della città di Sassari, si estende su un’area di complessiva di circa sei ettari fuori dal centro abitato, e deve la sua rinascita ai lavori di restauro conservativo portati a termine dopo molti anni, nel 2007, ed accessibile solamente durante l’orario di apertura al pubblico.
I primi proprietari dell’area naturalistica di Monserrato furono i membri della famiglia Navarro, spagnoli nativi di Gandia, presso Valencia, trasferiti in Sardegna nel Seicento.
Nel 1785 con la morte di don Giovanni Navarro, la proprietà viene ereditata dal nobile Cosimo Deliperi, cui subentrò il figlio Giacomo, primo Sindaco di Sassari.
Nel 1856 il fondo venne acquistato da Giommaria Ladu, che a sua volta nel 1866 vendette a Giovanni Antonio Sanna, artefice di alcuni interventi di ampliamento e miglioramento, basti pensare alla realizzazione del Tempietto delle Acque ed il Ninfeo.
Sua fu anche l’idea di restaurare la casa, e mettere a punto un’ingegnosa opera idraulica per consentire un migliore approvvigionamento dell’acqua potabile e un più razionale sistema d’irrigazione.
Nel 1875, anno della morte di G. A. Sanna, successe nel possesso della tenuta il Barone Giuseppe Giordano Apostoli committente di alcune opere in stile gotico, quali la “Torre di Caccia” e “la Vasca del Belvedere”.
Al 1921 risale l’atto di acquisto della proprietà di Monserrato da parte del marchese di Suni della Planargia, che ottenne una vera e propria opera d’arte, ricca di verde, costruzioni eleganti e frutti d’ogni specie, tali da considerarla patrimonio culturale della città.
Con la morte del Marchese Di Suni, il fondo iniziò un lento processo di decadimento e abbandono protrattosi fino alla fine degli anni novanta, quando si cominciò a pensare di salvare un luogo così unico in tutta la Provincia di Sassari.
Il parco situato lungo una conca naturale tale da conferirgli una conformazione irregolare, è un connubio di piante, alcune delle quali sono anche esemplari pregiati, quali palme, agrumi, carrubi, olivi e olivastri, melograni, magnolie, cipressi, salici, lecci, tigli, pini, ippocastani e siepi di lentisco.
Il parco ospita due viali di notevoli dimensioni, di cui uno interno, ed uno esterno alla conca verde, nonché cinque viali individuati tenendo conto dell’aspetto vegetale, quali il viale dei Tigli, dei Lecci e dei Carrubi, il viale dei Cipressi, il Viale dei Pini.
Nel corso degli anni la tenuta è stata oggetto di un processo di frazionamento della proprietà, al termine del quale sono stati sottratti al comune i seguenti possedimenti: la Villa padronale di proprietà dell’INAIL; la Villa Pinna; tre lotti di terreno di proprietà privata, e il Portale.
L’antica casa colonica è stata trasformata in un’area ristoro con pergolato esterno, che consente ai visitatori di consumare il pasto all’aperto durante la bella stagione, ammirando, nel contempo, la splendida cappella con decorazione a “trompe l’oeil” e cornicioni in pietra.
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