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Chiese
Chiesa di San Nicolò di Trullas
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Chiesa di San Nicolò di Trullas   
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La chiesa di San Nicolò di Trullas, situata nel territorio del comune di Semestene, venne costruita nel 1113 sul sito dove si ergeva nel periodo romano una villa dominica, su commissione della famiglia degli Athen, e da qui donata nel 1115 ai Camaldolesi, che l'annessero a un proprio monastero.
La chiesa di San Nicola di Trullas così come ce la documenta il ''Condaghe di San Nicola di Trullas'' risalente al XII-XIII secolo, si sviluppa su un impianto ad una sola navata articolata in due campate quadrate, coperte da volte a crociera, separate da un sottarco impostato su lesene.
Il prospetto principale si compone di due ordini architettonici separati da una cornice orizzontale, di cui quello inferiore ospita il portale architravato con arco di scarico a sesto rialzato, mentre l’ordine superiore si compone di una serie di archetti sorretti da colonnine, ognuna delle quali è sormontata da un peduccio con funzione di capitello, decorato da rilievi.
I prospetti laterali del tempio sacro nonché la facciata dell'abside, sono scanditi da una lesena mediana, affiancata su entrambi i lati da due monofore, e da una teoria di archetti nella parte superiore.
Peculiari anche gli affreschi delle volte delle due campate, dell'arco trionfale, e del catino absidale raffiguranti scene del libro dell'Apocalisse, in particolare sono rappresentate le gerarchie celesti celebranti la gloria di Dio, e nel nucleo centrale del catino absidale il Cristo Pantocrator con veste bianca e mantello rosso, adagiato su un trono gemmato con ai lati quattro figure di cui due identificate con i Santi Paolo, e Romualdo, fondatore dell'Ordine camaldolese.
L'arco trionfale conserva, invece, i resti di dodici medaglioni che riproducono le effige dei profeti, tra le quali si distingue quella del re David.
Splendidi anche gli affreschi della campata a ridosso dell'abside contraddistinti da elementi geometrici, che si affiancano ad una teoria di foglie di vite alternate a grappoli con i toni cromatici del rossi, bruni, azzurri e bianchi, e nella volta un medaglione esternamente delimitato da ventiquattro vegliardi che a passo di danza offrono il calice all’agnello mistico raffigurato internamente alla decorazione ovale.
Da ammirare nei quattro pennacchi della volta, le rappresentazioni degli altrettanti Evangelisti intenti a ricopiare l'Incipit del Vangelo a loro attribuito, rivelato loro con i simboli teriomorfi, vale a dire il bue per Luca, l'angelo per Matteo, l'aquila per Giovanni e il leone per Marco.
Il ciclo di affreschi della seconda campata riproduce il cielo degli angeli, dove aleggiano dodici putti con scettro, mentre nei quattro pennacchi sono raffigurati otto angeli serafini, due per parte, recanti nella mano destra la spada, e nella sinistra la sfera entro cui si leggono, ripetute per ben tre volte, le lettere “S” e “C”, attinenti all’inno sacro così intonato: "Santo, Santo, Santo, il Signore Dio onnipotente".


 
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