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Certosa di San Martino

La certosa di San Martino situata sulla collina del Vomero, venne edificata nel 1325 su commissione di Carlo d’Angiò, duca di Calabria.
Nel 1337 il complesso monumentale accolse l’ordine dei certosi, mentre nel 1368, sotto il regno di Giovanna d’Angiò venne consacrata la chiesa.
Tra il 1589 e il 1609 la struttura venne rimaneggiata e ampliata dal Dosio, cui seguì dal 1618 al 1625 l’architetto Giovan Giacomo di Conforto.
Dal 1623 al 1656 il cantiere passò nelle mani di Cosimo Fanzago cui successero nella prima metà del XVIII secolo gli architetti Tagliacozzi Canale e Vaccaro.
La certosa presenta esternamente un ampio piazzale occupato in parte dalla chiesa delle Donne costruita da Giovanni Antonio Dosio e decorata in facciata da stucchi.
Sul lato destro dello slargo si apre l'ingresso alla certosa che introduce nel cortile d'onore, mentre sul lato sinistro si affaccia la chiesa trecentesca caratterizzata esternamente da una serliana, e internamente da una sola navata con quattro cappelle decorate tra il XVI secolo e il XVIII secolo.
Da ammirare il ciclo pittorico della volta, realizzato da Giovanni Lanfranco.
Il presbiterio accoglie la balaustra in pietre dure, opera di Tagliacozzi Canale, seguita dall’altare di Francesco Solimena.
La zona absidale con pavimento marmoreo ospita un coro ligneo del 1629, e sul fondo le statue realizzate da Pietro Bernini e Giovanni Battista Caccini, nonché una Natività di Guido Reni.
All’interno della certosa di San Martino si trovano i monumentali chiostri della città di Napoli realizzati nel XIV secolo insieme al complesso su commissione di Roberto d'Angiò e del figlio Carlo, Duca di Calabria, e portati a termine durante il regno di Giovanna I.
Originariamente esisteva un solo chiostro a pianta quadrata con diciassette arcate per lato, la cui area venne adibita a Chiostro dei Procuratori.
Durante i lavori di rifacimento eseguiti nel 1578, vennero costruiti altri due chiostri.
Il Chiostro grande realizzato sull'impianto del chiostro originario, ad opera del Fanzago, presenta un porticato formato da sessanta arcate sorrette da sessantaquattro colonne, con pavimento marmoreo, e statue in marmo di Carrara di San Martino e di San Bruno, contrastanti con le statue di Sant'Ugo, San Brunone, il Beato Nicola Albergati, San Martino e San Dionisio, collocate nelle nicchie di marmo.
Sul chiostro si affacciavano le celle dotate di piccole finestre dalle quali i frati ricevevano i pasti.
Al 1578 risale la realizzazione della cisterna con pozzo delimitato da un ballatoio pensile e una balaustra in tufo grigio formata da pilastri che si alternano a balaustrini.
Il parapetto della cisterna decorato da teste di mostri, è sormontato da due colonne doriche alla cui sommità vi sono tre obelischi.
Il Chiostro dei Procuratori realizzato alla fine del XVI secolo da Giovanni Antonio Dosio, è delimitato anch’esso da un portico ad arcate, con pozzo, opera di Felice de Felice.
Tra le mura della certosa è ospitato il museo di San Martino, aperto al pubblico nel 1866, per volere dell’archeologo Giuseppe Fiorelli.
Il percorso espositivo comprende: la collezione Origlia, donata da Maria Teresa Origlia, formata da porcellane di Capodimonte, Buen Retiro, Meissen; la sezione Navale comprendente la Corazzata di Re Umberto, la Corazzata della Regina Margherita, la Lancia reale, e un Lancione a ventiquattro remi del re Carlo di Borbone; la sezione dei ricordi storici del Regno di Napoli ospitante dipinti, sculture, arredi, medaglie, miniature, armi e cimeli vari che testimoniano la storia politica, economica e sociale del Regno di Napoli; la sezione napoletana comprendente pitture, ritratti dei Borbone, documenti, monete, armi e dipinti; la pinacoteca impreziosita da trittici e polittici cinquecenteschi; la sezione ricordi della certosa ospitante ritratti di priori e certosini, vetri istoriati, e specchiere; la sezione teatrale occupata da quadri, stampe, disegni riguardanti il teatro S.Carlino; in ultimo la sezione dei presepi napoletani comprendente una serie di presepi raffiguranti scene della Natività e dell’Annunciazione, tra cui quello noto è il presepe di Cuciniello donato nel 1879 dall’omonimo ideatore.