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Duomo di Monza

Il Duomo di Monza, dedicato a San Giovanni Battista, è ubicato nell’omonima piazza della città lombarda dalla fine del VI secolo, anno della sua costruzione da parte della regina Teodolinda, moglie del re longobardo Autari e poi di Agilulfo, come cappella del vicino palazzo reale, e nel 603 utilizzata come luogo di battesimo di Adaloaldo, figlio di Teodolinda e Agilulfo.
Di questa prima fase costruttiva si conservano solo alcuni elementi strutturali, vale a dire: i tegoloni utilizzati per la realizzazione delle volte, custoditi nel Museo del Duomo; i resti dell'arredo liturgico; e alcune parti dell’antica torre campanile inglobate nelle murature tra la sacrestia e la cappella di Teodolinda.
Tra il Duecento e il Trecento furono eseguiti i lavori di trasformazione della chiesa per volere dei Visconti, nuovi signori del contado, persuasi soprattutto dall’evento miracoloso dell’apparizione di Teodolinda e di Sant’Elisabetta a un prete, Francesco da Giussano, al quale venne chiesto di riscoprire antiche reliquie, poi rinvenute all'interno di un sarcofago romano.
Nel 1308 il corpo della regina Teodolinda, morta nel 627, fu traslato in un sarcofago di pietra sorretto da colonnine, attualmente custodito nella cappella a lei consacrata.
La prima fase edilizia si conclude nel 1346, anno della consacrazione dell'altare maggiore e della realizzazione del paliotto in argento, opera di Borgino del Pozzo.
Al 1345 risalgono i lavori di ampliamento ad opera del costruttore Matteo da Campione, interprete dell'aspirazione dei Visconti di dare vita ad una grande basilica per le incoronazioni imperiali; a lui si deve anche la costruzione delle due cappelle gemelle collocate ai lati dell'abside maggiore, di cui quella a destra venne decorata tra il 1417 e il 1418, mentre la cappella a sinistra dedicata a Teodolinda venne decorata tra il 1444 e il 1446 dai pittori lombardi Zavattari.
Nella seconda metà del Cinquecento furono commissionati i lavori di rifacimento della zona absidale, in occasione dei quali si procedette all’abbattimento del muro di fondo della cappella maggiore e alla edificazione di un ampio presbiterio, mentre tra il 1592 e il 1606 furono eseguiti i lavori di costruzione del nuovo campanile, su progetto dell’architetto Pellegrino Tibaldi coadiuvato dall'architetto Ercole Turati.
I quattro frontoni della cella campanaria accolgono altrettanti stemmi inseriti in cornici barocche di granito, che raffigurano: a sud, la Chioccia con i pulcini; a est, la mitra e il pastorale; a nord, la Corona Ferrea e la Croce del Regno; a ovest, l'Agnello sul libro dei sette sigilli.
Al 1644 risale la realizzazione della volta della navata centrale, e nel 1681 la costruzione della cappella ottagona destinata a ospitare il Tesoro.
Nel 1789 si procedette alla edificazione dall'altare maggiore, su progetto di Andrea Appiani, sovrastato dal nuovo pulpito, opera di Carlo Amati.
La facciata in marmi policromi bianchi e verdi suddivisa in sei sezioni scandite da lesene con capitelli a guglia contenenti statue di santi. La sezione centrale ospita nella parte inferiore un elegante portico rinascimentale, sorretto da colonne di cui quelle all’estremità presentano alla base due leoni, con protiro impreziosito alla sommità dalla statua di san Giovanni Battista, copia dell’originale conservato nel Museo; il tutto sovrastato da uno splendido rosone in marmo e vetro policromo, tutt’intorno decorato da nicchie, entro cui si trovano figure di santi.
Le quattro sezioni laterali, due su ciascun lato, sono occupate da finestre arcuate, e oculi inseriti in cornici quadrate.
Da ammirare anche il portale di ingresso con lunetta contenete un bassorilievo raffigurante i busti di Teodolinda e di Agilulfo.
Il duomo ha internamente un impianto a croce latina diviso in tre navate separate da colonne cilindriche e ottagonali con capitelli scolpiti con raffigurazioni di animali fantastici.
Lungo le navate laterali si aprono una serie di cappelle laterali così come nelle due absidi poligonali che affiancano il coro, tra le quali menzioniamo la nota cappella di Teodolinda situata alla sinistra dell’abside centrale affrescata dalla famiglia di pittori lombardi degli Zavattari.
La cappella con volta a forma poligonale gotica coperta da costoloni, ospita la Corona Ferrea e il sarcofago contenete le spoglie della regina Teodolinda.
Gli affreschi raffigurano episodi tratti dalla “Historia Langobardorum” di Paolo Diacono, e una leggenda tardo-medioevale narrata da Bonincontro Morigia, secondo la quale dopo le nozze con Agilulfo, Teodolinda fece voto di edificare una basilica in onore di San Giovanni, in un luogo che le sarebbe stato indicato dallo Spirito Santo sotto forma di colomba.
Pregevole è la Corona ferrea un diadema formato da sei lamine d'oro rettangolari unite da cerniere, decorato da quarantasei gemme, inserite in una raffinata lavorazione floreale a sbalzo in oro smaltato.
Il gioiello fu utilizzato per incoronare re e imperatore: Carlo Magno; Ottone I; Berengario; Enrico IV; Federico I il Barbarossa; Arrigo VII; Carlo V; Napoleone I; Ferdinando I d'Austria.
Sul lato sinistro dell’edificio religioso si apre famoso Museo del Duomo dov’è ospitata una raccolta di oggetti di oreficeria di epoca longobarda, di mitre e tessuti, di arazzi, di avori scolpiti e incisi, e di reliquie.
Tra i preziosi cimeli citiamo: La chioccia con i sette pulcini, in argento dorato con rubini e smeraldi risalente al VI secolo; il dittico di avorio del IV secolo; la tazza di zaffiro; la coperta dell'Evangelario di Teodolinda in oro, pietre preziose e perle; sedici ampolle; il Reliquiario del Dente di san Giovanni Battista; la Croce di Berengario; alcuni frammenti delle vesti di San Gregorio Magno; il calice di Gian Galeazzo Visconti; gli arazzi con le storie di san Giovanni Battista; un Tabernacolo in avorio del 1400.