Porta Palatina
Porta Palatina è una costruzione romana che consentiva l'accesso da settentrione ad Augusta Taurinorum, la città romana che oggi prende il nome di Torino.
I resti della struttura, edificata tra la fine del I secolo a.C. e l'inizio del II secolo, sono stati collocati al centro di un'area aperta, l'odierna Piazza Cesare Augusto.
Attualmente l'antica Porta Principale della città si presenta agli occhi del visitatore con due torri a sedici lati e il corpo centrale. È importante sottolineare che il corpo centrale è opera degli architetti romani, invece, le torri furono erette in epoca posteriore nonché subirono rimaneggiamenti nel corso dei secoli.
Nei primi decenni del Settecento a seguito del rinnovamento urbanistico voluto da Vittorio Amedeo II di Savoia la Porta Palatina doveva essere smantellata, ma grazie all'intervento dell'ingegnere Antonio Bertola, questa operazione fu bloccata; egli infatti riuscì a convincere il Duca della necessità di preservare l'antica opera architettonica.
Nel 1724 l'edificio annesso alla Porta Palatina diventò dapprima il carcere del Vicariato, poi un istituto dove venivano detenute donne accusate di delitti comuni.
Tra il 1860 e il 1934 furono eseguiti i lavori di restauro al fine di restituire l'immagine originaria della Porta Palatina. Il progetto eseguito perfettamente prevedeva la riapertura dell’antica duplice porta e l’isolamento della struttura dal contesto urbano, abbattendo un gruppo di vecchie case troppo a ridosso della Porta.
La Città di Torino ha commissionato agli architetti Aimaro Isola, Giovanni Durbiano e Luca Reinero la realizzazione di un nuovo Parco Archeologico, ancora in fase di esecuzione, finalizzato a riportare la Porta Palatina alla sua funzione originaria. L’area corrispondente a Piazza Cesare Augusto diventerà un giardino delimitato da opere murarie e alberi. Nella parte antistante corso Regina Margherita è stato innalzato un bastione destinato ad ospitare i carretti del mercato di Porta Palazzo.