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Castello Saraceno di Taormina

Il castello Saraceno di Taormina situato sulla sommità del Monte Tauro, si ritiene sia stato edificato ad opera degli arabi, sul sito dove in età greca e romana, si ergeva l'acropoli inferiore di Tauromenion, mentre quella superiore si ergeva presso l'attuale Castelmola.
L'abitato conosciuto anche durante il dominio bizantino venne completamente distrutto dalla conquista araba avvenuta nel 902 d.C. , cui seguì nel 962 d.C. una rivolta alimentata dai cristiani di Taormina contro l'invasore arabo, al termine della quale, nel 969 d.C. , le fortificazioni dell'abitato furono rase al suolo per volere dell'emiro 'Ahmad.
Seguì un secondo assedio nel 1079, compiuto dai Normanni guidati dal Conte Ruggero, a danno dei musulmani, contro i quali fu adottata un’abile strategia, che comportò la costruzione intorno a Taormina e alla rocca di ventidue torri di legno, al fine di distrarre i saraceni, e costringere gli arabi ad arrendersi.
Durante il dominio di Federico II, il castello fu affidato ad un nobile castellano, e al tempo stesso svegliato da sentinelle che sostavano sui camminamenti di ronda.
Edificata con un impianto di forma trapezoidale in ottemperanza alla conformazione del terreno, e in una posizione strategica a controllo della valle dell'Alcantara, e della costa ionica meridionale, la fortezza è accessibile grazie ad un disagevole sentiero che guida il turista sino ad una porta, preceduta da un avancorpo scoperto, sorvegliato da camminamenti di ronda.
La cinta muraria esterna raggiunge i quattro metri di altezza, al contrario quella interna essendo stata interessata da frequenti fenomeni distruttivi raggiunge un’altezza di non più di un metro.
Da ammirare le cisterne utilizzate anticamente per la raccolta delle acque piovane, nonché un corridoio sotterraneo adibito a deposito di vettovaglie ed armi.
Date le condizioni precarie in cui versa la struttura, il comune di Taormina ha disposto la chiusura del castello e la sua conseguente sottoposizione a lavori di restauro.