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Duomo di Monreale

Il duomo di Monreale, dedicato a Santa Maria Nuova, fu costruito tra il 1174 e il 1185 su commissione di
Guglielmo II il Buono, e sul sito dove al nuovo re di Sicilia apparve la Vergine, la quale rivelò il segreto della presenza nel luogo del più grande tesoro del mondo, riportato alla luce ed utilizzato da Guglielmo per edificare il maestoso tempio, ad opera di maestranze arabe.
La chiesa venne terminata, insieme all’abbazia dei monaci benedettini cluniacensi di Cava dei Tirreni, al palazzo reale e a quello arcivescovile, con cui formava un insieme organico.
La facciata principale affacciata su Piazza Guglielmo II, inquadrata da due grandiose torri quadrate, presenta al livello inferiore un portico con tre archi a sesto acuto sorretti da quattro colonne, realizzato tra il 1546 e il 1569, ad opera di Gian Domenico e Fazio Gagini, sotto il quale si apre il portale d’ingresso risalente al 1186, opera di Bonanno Pisano, con porta in bronzo decorata da quarantadue raffigurazioni di episodi biblici, e iscrizioni in lingua tardo latino.
Alla sommità della facciata svetta una balaustra decorata da una serie di archi intrecciati e tarsie in tufo chiaro e pietra lavica.
Meraviglioso agli occhi del visitatore, risulta essere anche il prospetto rivolto su piazza Vittorio Emanuele, caratterizzato da un portico cinquecentesco, opera di G.Domemco e Fazio Gagini, sotto il quale si apre un portale decorato da fasce a mosaico, con battenti bronzei impreziositi da ventotto formelle a rilievo, raffiguranti storie sacre, figure di santi e immagini mitologiche e profane.
Da ammirare esternamente le tre absidi ornate da archi intrecciati, rosoni, e tarsie geometriche bicrome.
La basilica presenta internamente un impianto a croce latina diviso in tre navate, separate da diciotto colonne, nove su ciascun lato, con altrettanti magnifici capitelli decorati da cornucopie, foglie d'acanto, immagini di Cerere e Proserpina, sui quali si innestano archi a sesto acuto di tipo arabo.
Peculiare il soffitto delle navate a doppio spiovente, con tramature scoperte e dipinte, ad eccezione di quello del presbiterio terminante con tre absidi, caratterizzato da volta a crociera di tipo bizantino a pianta quadrata priva di cupola, decorata da stalattiti stilizzate.
L'interno della chiesa è rivestito da mosaici a fondo d'oro, raffiguranti ordinatamente le storie del Vecchio e Nuovo Testamento, contenute in centotrenta grandi riquadri con iscrizioni greche e latine; in particolare si trova rappresentata la creazione di Eva e la sua presentazione ad Adamo, la tentazione di Eva, Noè che dà indicazioni per costruire l’arca, Abramo che ospita i tre angeli, il sacrificio di Isacco, la lotta di Giacobbe con l’angelo, le storie di Cristo, e le storie dei Santi Pietro e Paolo. Al ciclo musivo appartengono anche le figure dell'abside raffigurate secondo un ordine gerarchico logico, dove la figura del Cristo Pantocratore domina la rappresentazione musiva della Vergine Maria col Bambino situata nel registro mediano accompagnata dalla scritta greca “panacròntas” che significa “tutta Immacolata”, affiancata da angeli e Apostoli; in basso una moltitudine di Santi.
Cristo è rappresentato con la mano destra alzata nell'atto di benedire, mentre nell’altra sorregge il libro del Vangelo aperto con la scritta in latino: "Io sono la luce del mondo chi segue me non camminerà nelle tenebre".
Tra le altre opere artistiche presenti all’interno della basilica, citiamo: tre sarcofagi marmorei del 1846, contenenti i resti di Margherita di Navarra e dei figli Ruggero ed Enrico; l'altare del re di Francia, Luigi IX; un reliquiario marmoreo decorato da rilievi raffiguranti la Pietà, l’Annunciazione, e i Santi Pietro e Paolo; l’altare maggiore in porfido, impreziosito da elementi in argento e bronzo dorato; la tomba marmorea di Guglielmo II il Buono con decorazione a tralci; la tomba in porfido di Guglielmo I risalente al XII secolo; la Cappella di Santa Castrense entro cui si possono ammirare un ciborio manieristico del Cinquecento, e un quadro raffigurante le Santa, opera di P. A. Novelli.
Dalla cappella del Crocifisso decorata da intarsi marmorei e sculture è possibile raggiungere il Tesoro del Duomo dov’è custodito un reliquiario barocco, noto con il nome di "Sacra Spina", al quale si aggiungono numerosi altri oggetti preziosi, tra cui una cassettina di rame risalente al periodo Normanni, e un pastorale risalente al XVII secolo.
Il progetto di Guglielmo II incluse anche la costruzione accanto alla Basilica di un convento, e di un palazzo Reale, a dimostrazione della grandezza e dell’affermazione del regno normanni.
Del palazzo, di compatta massa geometrica, si conservano due finestre esterne a feritoia, un vano rettangolare all'ingresso con bifore, ed un atrio caratterizzato da tre grossi archi ogivali.
Del convento, mentre, resta il bellissimo chiostro a pianta quadrata addossato al lato meridionale del duomo, con portico ad archi ogivali a doppia ghiera sorretti da colonne binate, delle quali alcune presentano una decorazione intagliata ad arabeschi, al contrario altre hanno intarsi a mosaico; da ammirare anche le raffigurazioni delle scene bibliche che impreziosiscono i capitelli ( la Missione degli Apostoli; la Fuga in Egitto; la presentazione al Tempio; l’Annunciazione; l'Adorazione dei Re Magi).
Nell’angolo meridionale del chiostro è situato un recinto quadrangolare delimitato da tre arcate per lato, al centro del quale è collocata una fontana composta da una vasca rotonda da cui si erge una colonna intagliata a forma di fusto di palma stilizzato, decorata da bocche umane e leonine da cui zampilla l’acqua.