Santuario di Demetra Malophoros a Selinunte
Il santuario di Demetra Malophoros situato in contrada Gaggera nell’area archeologica dell’antica città di Selinunte è stata riportata alla luce durante gli scavi contotti tra il 1818 e il 1926, ad opera di Cavallai, Matricolo, Salinas e Gabrici, che rinvenne una gran quantità di materiali archeologici, ora custoditi nel Museo Archeologico Regionale di Palermo.
Accessibile attraverso un propileo coperto, caratterizzato da due frontoni alle estremità, dove si trovavano gli altrettanti altari utilizzati per i sacrifici, ed un pozzo.
Gli studiosi ritengono si trattasse di un “megaron” con pronao, cella e adito, senza basamento e colonne, caratterizzato da un mix di elementi dorici, ionici e punici.
All’interno dell’edificio sacro sono state riportate alla luce circa dodicimila figure votive in terracotta raffiguranti divinità femminili, nonché vasi corinzi e proto-corinzi, stele, un bassorilievo raffigurante Plutone che rapisce Persefone e molte lucerne dell’epoca di Costantino.
Il complesso architettonico della Malophoros è in realtà, composto da due aree sacre, di cui la prima, delimitata da un muro di cinta, è accessibile mediante un propileo della metà del V secolo a.C., affiancato a nord da un portico a pilastri per la sosta dei fedeli ed a sud da un ambiente accessibile dall’interno del temenos.
Verso est, si erge un altro edificio sacro di forma rettangolare senza peristasi, diviso in tre ambienti e risalente al VI secolo a.C. preceduto da un altare monumentale a cassa, all’interno del quale è stato rinvenuto gran parte del materiale votivo di età arcaica.
La seconda area sacra dove insiste il santuario, comprende i resti delle fondazioni di due porticati, nonché un’area quadrata con un propileo ad est e ad ovest un altare con il piano sacrificale diviso da ‘guance’ in due deposizioni ed una serie di stele.